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Questi articoli rendevano i cartai dipendenti dalla corporazione degli stracciaiuoli, fatto che scatenò vive proteste, tanto che due di loro, Basile Acinelli e Giovanni Mangiavaca, sopra citati, non volendo sottomettersi a questo regolamento fecero appello al Consiglio, che nominò una commissione incaricata di esaminare le contestazioni e di riformare gli ordinamenti. I quattro membri della commissione, dopo aver ascoltato le parti proposero, e fecero approvare dal Consiglio il 4 marzo 1450, l'aggiunta di due articoli al regolamento precedente: <<che sia permesso ai cartai e ad altri, chiunque essi siano, di comprare i detti vecchi cordami, e di inviarli a loro piacimento fuori Genova per venderli; che sia parimenti concesso ai cartai di vendere in Genova e nel suo distretto i vecchi cordami ai fabbricanti di carta e di impiegarli nella fabbricazione della carta, ma non per altri usi (1)>>. Questo ultimo articolo dava soddisfazione ai fabbricanti, perchè non solo impegnava i membri della corporazione a vendergli i cordami di cui avevano bisogno, ma dava anche ai fabbricanti facoltà di far raccogliere ai propri agenti la preziosa materia, oggetto della contestazione.

In questo regolamento, come nei seguenti, i fabbricanti di carta non sembrano far parte della corporazione dei cartai, corporazione che non sarebbe quindi stata una corporazione di mercanti, ma di artigiani. Resta da chiarire di quale corporazione facessero parte i fabbricanti di carta. Non è chiaro, ma sembra che ebbero vita propria solo molto più tardi, visto che si legge in un documento del 28 aprile 1518, che la Signoria <<ha accordato a una commissione nominata apposta, e composta da Pantaleone Delfino, Simone Giustiniano e Domenico Cattaneo, il potere e il mandato di fissare e stabilire le forme e i modi con cui fabbricare tutti i tipi di carta: di quale qualità e dimensioni dovessero essere, e pure quanto dovessero pesare le balle di ogni qualità; e quanti fogli di carta detta volgarmente mezeti (mischiata, rotta o tarata) si potessero mettere in ogni balla o se fose vietato metterene (2)>>. Il 23 luglio 1565 si trova una supplica dei fabbricanti di carta di Voltri, volta ad ottenere il permesso di scegliere dei consoli e di stabilire la regola della loro arte.

Torniamo alle ordinanze sulla carta: un decreto del 17 aprile 1450 sulla corporazione dei librai non contiene nulla che possa interessarci; un altro del 7 gennaio 1471 modifica i regolamenti dei cartai riguardo ad alcuni punti marginali: porta da 4 a 5 lire per i genovesi e da 8 a 10 lire per gli stranieri, l'iscrizione alla confraternita; innalza inoltre da 4 a 5 anni il periodo di apprendistato, e infine impone che l'abilità di chi vuole esercitare il mestiere sia certificata dal console da due rettori del collegio dei notai. Un regolamento più interessante sulla professione dei librai e degli stampatori data l'11 maggio 1471; si tratta, salvo errori, della prima notizia ufficiale a proposito degli stampatori (3); putroppo ancora nulla sulla fabbricazione o la vendita della carta.

(1) Archivio di Stato di Genova, filza citata.
(2) Archivio di stato di Genova, Diversorum Communis Januae ann. 1518-1519, n.° 195.
(3) Da consultare, sui regolamenti degli stampatori, gli interessanti studi di Giuliani, Belgrano e Staglieno: Notizie sulla tipografia ligure, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, tomo IX, volume quasi interamente dedicato alla tipografia genovese dei secoli XV.° e XVI.°.