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Questa carta, che si chiama a mano, alla vasca, o alla forma, per distinguerla dalla carta moderna, detta a macchina, senza fine o meccanica, si faceva unicamente con degli stracci di tela bianca, battuti e lavati il più possibile. Gli stracci, tagliati in piccoli pezzi, erano in seguito triturati e ridotti in pasta grazie a procedimenti via via più perfezionati. In origine questa operazione era fatta a mano; ma, già in Oriente, non si tardò ad aiutarsi con la forza idraulica ed a impiegare dei mulini per defibrare gli stracci. Più tardi si rinunciò ai mulini e li si sostituì con delle serie di magli. Questo perfezionamento viene attribuito ai cartai di Fabriano; il bisogno di forza motrice, unito a quello di un acqua purissima, portò a stabilire le cartiere sulle rive dei fiumi e il più vicino possibile alle sorgenti.

Ciò che viene chiamato pila di martelli o pestello è una vasca in legno o in pietra, il cui fondo è ricoperto con una lastra metallica detta platina. Su questa platina vengono a battere numerosi magli di legno, generalmente con le estremità ferrate, messi in moto da un albero orizzontale, munito di camme, o denti, che sollevano i magli e li lasciano ricadere in sequenza, da un'estremità all'altra della fila. Queste cadute successive dei magli finiscono per ridurre gli stracci una pasta, che non conserva più traccia di tessuto.

La pasta molto liquida così ottenuta viene passata in un serbatoio detto vasca, grande recipiente di circa 1,50 m. di lato e 1,10 m. di profondità. In questa vasca un operaio immerge la forma, o stampo, destinata a trattenere una certa quantità di pasta di carta.